Undici chef italiani hanno proposto un patto basato sulla lealtà tra pari per lottare in nome della cucina italiana.
L’idea di dare vita a questo gruppo di professionisti nasce dall’esigenza di tutelare e sviluppare il mestiere del cuoco tra studio rigoroso e innovazione consapevole.Tutti hanno sottoscritto una carta che elenca i seguenti princìpi:
I sei princìpi dei Cavalieri della Cucina Italiana:
I. il cuoco pratica il mestiere cercando di esprimersi attraverso gli ingredienti
II. la sua competenza deriva da uno studio dei classici ma soprattutto da un impegno costante rivolto alla ricerca e all’approfondimento
III. la frequentazione al suo mestiere lo porta a stringere contatti e relazioni che gli permettono di divulgare il messaggio di una cucina italiana autentica
IV. la sua missione considera l’aspetto formativo come fonte di divulgazione di un patrimonio culturale destinato a generare un benefico effetto anche nel sociale
V. l’unione dei differenti stili dei singoli interpreti dà vita ad un coro italiano che ha come intento principale la tutela e lo sviluppo del mestiere e dell’immagine della cucina italiana
VI. il principio che lega i fondatori è la reciproca "lealtà tra pari”
I Cavalieri della Cucina Italiana non si propongono come un’associazione corporativa che tutela gli interessi dei singoli componenti, bensì come un gruppo di fatto teso all’apertura nell’interesse dei molti che condividono gli stessi principi. Essi riservano molt attenzione all'aspetto formativo e ai legami tra la cucina e la società.
A seguire le dichiarazioni degli undici chef :
“La vera rivoluzione si fa dall’interno e, aggiungo, di ciascuno di noi. Ritengo che questo cambiamento stia avvenendo attraverso una presa di coscienza. Infatti si fa sempre più forte la necessità di tutelare e sviluppare il nostro mestiere e l’immagine gastronomica del nostro Paese.”
Massimiliano Alajmo
“Questo è un bellissimo inizio. Abbiamo fondato un gruppo per migliorare la cucina italiana e incrementare il suo valore nel mondo.”
Heinz Beck
“Vedo nello sguardo, negli occhi di ognuno di noi la lealtà e il rispetto propri della cavalleria. Virtualmente questo gruppo c’era già, oggi l’abbiamo solo reso ufficiale.”
Massimo Bottura
“È gia da tempo che ci sentiamo uniti. Ora dobbiamo metterci dentro tutta la forza possibile, questa è l’occasione propizia per diventare un esempio per i giovani cuochi.”
Moreno Cedroni
“È bello vedere un gruppo di professionisti così coeso, senza invidia reciproca. Riuscendo a sommare le enormi capacità che ognuno esprime singolarmente, saremo destinati ad esprimere un grandissimo valore collettivo.”
Enrico Cerea
“Mettiamo a disposizione dei giovani, della cultura e delle tradizioni italiane tutto il nostro entusiasmo, l’esperienza e la voglia di fare.”
Gennaro Esposito
“Dobbiamo fare in modo di avvicinare il nostro mondo a quello della cultura, dell’arte e del design, come segno distintivo del made in Italy.”
Norbert Niederkofler
“Può essere un momento decisivo. Abbiamo posto le basi per valorizzare sul serio il nostro mestiere.”
Giancarlo Perbellini
“Questo gruppo ci permette di scambiare informazioni, ma soprattutto fare sistema, sulle basi di lealtà, sincerità e umiltà.”
Niko Romito
“È qualcosa che ho visto, anzi sentito, nascere al telefono. Oggi l’abbiamo resa concreta e firmata, e ci siamo riconosciuti.”
Ciccio Sultano
“Abbiamo grande energia ed entusiasmo. Intorno a questa tavola sento una grande forza costruttiva, non tanto per noi, ma per la gastronomia italiana. Aver deciso di vederci come cavalieri, di identificarci nella cavalleria, mi piace molto.”
Mauro Uliassi
Mi sembra un'iniziativa molto valida. In un periodo di crisi bisogna fare squadra e difendere la cucina italiana. Attaccata anche dai leghisti che danno in appalto i panini a Mac Donald.
RispondiEliminaSperiamo che si aggiugano anche altri e che si diffonda una cultura della buona tavola, salutare e gustosa. La ristorazione media è veramente fallimentare. Forse questi grandi possono servire da esempio.
Antonio Bellanca.
Io ho letto in giro pareri negativi e solo critiche che non capisco. Ma scusate qualcuno mi spiega perché dovrebbe essere negativo un patto tra alcuni chef importanti? Perché non ce ne sono altri? Ma che ragione è? Intanto bisogna sostenere chi ha fatto l'iniziativa e poi gli altri ci penseranno. A me sembra un modo di duscire da un clima corporativo che si respira sempre in Italia. Alcune critiche poi sono plausibili come quelle al nome ma altre mi sembrano infondate e premature.
RispondiEliminaLasciamoli agire e vedremo.
Federica Monterosso
Sono undici nomi grandi, una grande nazionale della cucina
RispondiEliminaForse se avessero usato una metafora calcistica. In un paese che parla solo di calcio che cosa vogliamo.
Avanti cavalieri.
P.
Interessantissimo spunto! Io, qui nelle mie zone emiliane, ho conosciuto Massimo Bottura (a Modena)e mi fido di lui ciecamente. Questo blog mi piace proprio. Lucia
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